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Festad'AfricaFestival
2003 - Seconda edizione |
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Venerdì 4 luglio
2003 - Prima nazionale |
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Lucky for some
JazzXchange Music and Dance Company
Coreografie di: Sheron Wray
Con: Sheron Wray, T. Arthurs, Y. Campbell, W.A. Clifford,
G.D. Iren, R. Fountain, C. Grannum, S.J. Labigne, D. Lague, C.E.
Lopez-Real, K. Norris, R.S. Pardesi, S. Pepe, M. Quick, Z. Rahman,
S.R.P. Rose, J.A. Squire, H. Williams, R.L. Price
“JazzXchange” presenta una visione mondiale
della danza che ne rimuove le barriere restrittive. La compagnia
crea un linguaggio internazionale, un nuovo richiamo che sintetizza
il Jazz contemporaneo e le forme di danza africana, afrocubana,
indiana urbana e classica: una combinazione di improvvisazione e
di fusione che contribuisce alla forza dinamica del gruppo.
Il
metodo di “JazzXchange” unisce il lavoro
sperimentale allo studio delle radici della cultura popolare. Allo
studio classico della danza si uniscono le influenze orientali dello
Yoga e quelle del ballo africano, del mimo e della danza indiana:
in un momento in cui non è più la purezza di stile
a creare innovazione, tutto ciò che comporta
una fusione di generi influenza la produzione. La musica Jazz è
già di per sé una collezione di idee e di
circostanze, che si sviluppano in una tecnica e in una
filosofia pronte ad integrare culture ed eredità storiche
diverse.
Questa ricerca richiede artisti molto esperti, che possano sviluppare
e sintetizzare linguaggi ed espressioni differenti del corpo in
una grande sfida per tutti coloro che intraprendono questo viaggio.
Direttore artistico e anima del gruppo è la ballerina e
coreografa di origini africane Sheron Wray, che
ha come obiettivo il superamento dei confini dell’arte nella
sperimentazione di nuovi linguaggi espressivi. Nel suo impressionante
lavoro di coreografa e ballerina lascia penetrare, attraverso il
rigore della disciplina, le influenze e le suggestioni del mondo
contemporaneo.
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Sabato 5 luglio 2003 -
Prima nazionale |
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Cloun Creolus Dei
Centro Culturale portoghese di Mindelo
Co-Produzione teatrale con il teatro Meridional
Con: Antonio Coelho, Edson Fortes, José
Évora, Paulo Miranda
Regia: Miguel Seabra
Assistente regia: João Branco
Costumi: João Branco, Miguel Seabra
Assistente prove: Carla Sequeira
Costruzione pezzi scenografici: Fernando Morais
“Cloun Creolus Dei”,
versione creola dello spettacolo “Cloun Dei” (Pagliacci
di Dio), creato e rappresentato per la prima volta nel 1993 dal
teatro Meridional, è una coreografia teatrale basata sull’ironia,
sull’umorismo e sulla tenerezza propri del personaggio del
clown: contro l’idea di peccato che ci è stata
imposta dalla cultura occidentale. E’ un affronto a tutta
una serie di infiniti e incomprensibili divieti, con i quali le
società si incaricano di rendere “socialmente accettabili”
gli esseri umani.
Il
“Cloun Creolus Dei” è uno spettacolo pieno di
umorismo e di grande lucidità.
Apparentemente semplice, finisce per entrare nelle grandi aree tematiche
dell’universo religioso: si prende gioco dell’idea della
paura, dell’autorità sempre sorvegliante e dello sconosciuto
a cui si deve obbedienza. Lo spettacolo esplora il linguaggio clownesco
con un grande rigore, sfiorando i limiti dell’umorismo
intelligente, senza mai cadere nel burlesco.
Con una compagnia di attori capoverdiani questo
montaggio, diretto da Miguel Seabra, è l’esempio finito
dell’umorismo raffinato sul registro del clown basato sull’espressività
del corpo, nella quasi totale assenza di testi.
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Domenica 6 luglio 2003
- Prima nazionale |
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Cloun
Futebol Club
Centro culturale portoghese di Mindelo
Sceneggiatura e regia: João Branco
Assistente di direzione artistica: Fonseca Soares
Costumi: Colectivo
Percussione: João Branco
Luci: Anselmo Fortes, Edson Fortes
Con: Anselmo Fortes, Edson Fortes, Elisabete Gonçalves
Un ringraziamento speciale a Mick Lima
“Avevamo qualche idea sulla tecnica necessaria
- sono passati quattro anni ma credo che sia come guidare la bicicletta,
non ci si dimentica mai. Avevamo il tema che ci sarebbe piaciuto
affrontare - lo sport, precisamente il calcio.
Avevamo gli attori - tre.
Avevamo uno sceneggiatore.
Era già un buon inizio…”
Quattro
anni dopo “Cloun Creolus Dei”, nasce una nuova coreografia
teatrale, che riprende la tecnica del clown.
Nonostante le tecnica sia la stessa di “Colun Creolus Dei”,
questo spettacolo è stato montato e inventato praticamente
dal niente: il gioco a cui ci riferiamo nello spettacolo non è
proprio il calcio ma un altro gioco, ad esso ispirato.
È uno spettacolo praticamente senza parole: uno spettacolo
in cui il silenzio è anche lui un personaggio. Ma rispetto
a “Cloun Creolus Dei” ha una sorpresa in più:
le percussioni. Queste diventano il motore dello
spettacolo, definiscono il ritmo, ne determinano la misura e la
cadenza dei passi quando i personaggi si spostano nello spazio.
La sfida più grande di questa performance
è la sincronia, la perfetta comprensione tra i tre attori
in scena e il percussionista.
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Lunedì 7 luglio
2003 - Prima assoluta - Martedì 8 luglio 2003 - Replica |
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Il testamento di Napumoceno
da Silva Araujo
di Germano Almeida
Adattamento e regia: Emanuela Pistone
Traduzione: Maria Teresa Palazzolo
Assistente alla regia: Emanuela Trovato
Con: Alvia Reale, Andrea De Carne, Valentina Ferrante, Emanuela
Trovato, Giuseppe Pistone chitarra,
Laura Inserra percussioni
La voce del Signor Napumoceno è di Fulvio Falzarano
registrata presso Studio Oasi
Produzione CRT scenaMadre
Attraverso
il racconto della vita di un ricco commerciante dell’isola
di S. Vicente, nell’arcipelago di Capoverde, entriamo in un
piccolo universo popolato da un’umanità evocata attraverso
la lettura del voluminosissimo testamento lasciato dal defunto Signor
Napumoceno, di professione commerciante, che è riuscito ad
arricchirsi vendendo 10.000 ombrelli in una terra dove il problema
principale è la siccità permanente. Tutti i personaggi
evocati hanno avuto in passato un legame con il defunto, e tutti
si sono fatti di lui un’idea sbagliata: il ricco, celibe,
castissimo, deferente e ambizioso Napumoceno è in realtà
il padre illegittimo di una ragazza concepita sul ripiano di vetro
della scrivania Luigi XV del proprio ufficio, con la matura donna
delle pulizie Dona Chica.
Entrare a conoscenza delle ultime volontà del defunto equivale
a un breve e divertente viaggio nella vita quotidiana delle
isole attraverso diversi punti di vista che delineano la
complessa personalità del protagonista.
L’andamento della narrazione è ondulatorio, fatto di
continui rimandi, anticipazioni, falsh-back e sovrapposizioni, e
ha il sapore di una satira agrodolce.
La performance, prodotta da CRT scenaMadre e diretta
da Emanuela Pistone, è una narrazione “agita
e musicata”, che si muove sulle accattivanti note
di Baden Powell e Chick Corea eseguite dal vivo.
Il testamento del Signor Napumoceno da Silva Araujo
è stato adattato per il cinema dal realizzatore portoghese
Francisco Manso nel 1996, avendo conquistato nell’Agosto del
1997 il Premio di “Miglior Film’ del Festival del Cinema
di Gramado, il più importante festival di cinema del Brasile.
È stato ugualmente premiato come miglior film nel 8º
Festival Internazionale Cinematografico di Assunción, in
Paraguay.
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Martedì 8 luglio
2003 - Prima nazionale |
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“Simba ak N’deup”
Sunu Africa
Il gruppo Sunu Africa è composto da:
Sena M’Baye, Ady Thiuone, Youssou M’Baye, Matar
M’Baye, Aida M’Baye, Lamine M’Baye,
Lamine Dabo, Tafa Sane, Dialy Madi Cissko, Chkerek M’Baye,
Onny Sena, Taly M’Baye, Aissatou Sow
Una
danza che è anche una storia. Una ragazza di città
va a trovare i parenti rimasti al villaggio ma, non conoscendone
le tradizioni, non crede alle raccomandazioni che le vengono fatte.
La più importante è quella di non andare nella foresta
la sera.
La giovane disobbedisce e si addentra nella foresta dove incontra
l’uomo-leone. Dal momento dell’incontro, lo spirito
dell’uomo-leone entra in lei e la possiede.
L’unico modo per guarirla è liberarla dallo spirito
che è dentro di lei, con la cerimonia del n’deup,
che consiste nel chiamare l’uomo-leone attraverso ritmi a
cui non può resistere, fino a che questi non si presenta
davanti alla ragazza. Attratto dai ritmi l’uomo-leone è
costretto a danzare, ed è attraverso questa danza che la
ragazza torna pura.
Il gruppo dei Sunu Africa ci offre uno spettacolo
affascinante, trascinandoci nel ritmo e nelle sonorità di
una tradizione a noi sconosciuta.
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Mercoledì 9 luglio
2003 |
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Le terribili onde della
libertà
di David Diop
Teatro Metastasio Stabile della Toscana
Ideazione e progetto: Papi Thiam, Aziz Dieng,
Massimo Luconi
Regia: Massimo Luconi
Voci: V. Banci, F. Maraghini
Con: Aissatou Sow, Papi Thiam percussioni e canto,
Mirko Guerrini sax tenore, Mirio Cosottini
piano
Le terribili onde della libertà
Battono e battono sulla Bestia atterrita
Dallo schiavo di ieri un combattente é nato
E il cocker di Suez il coolie di Hanoi
Tutti quelli che furono drogati di fatalità
Lanciano un canto immenso fra le onde
Le terribili onde della libertà
Che battono e battono sulla bestia atterrita
Per
mezzo del francese, Diop, poeta senegalese scomparso a soli 33 anni,
esprime la rabbia, il tormento e la nostalgia, perché è
quella l’unica lingua con la quale può comunicare ad
un uditorio più vasto, entro i confini della colonizzazione.
Il sentimento d’impotenza di fronte al linguaggio, quell’impotenza
verbale che Bataille chiama “l’olocausto delle parole”,
provocherà un’espressione diretta, surreale
e folle, che è all’origine della straordinaria
esperienza della poesia africana.
La poesia di Diop è senza tempo e senza confini,
capace di elevarsi al di sopra della rivolta, verso l’avvenire
di luce per il quale egli aveva lottato e sperato.
Questa poesia si realizza soltanto se diventa canto, parola e musica
nello stesso tempo. E per questa ragione, dice Massimo Luconi, abbiamo
cercato di costruire uno spettacolo dove gli strumenti musicali
non si limitano ad accompagnare le poesie, ma le esprimono in un’alchimia
di ritmi, suoni e voci.
Questo spettacolo, realizzato con un ensemble di musicisti e attori
senegalesi e italiani, restituisce l’emozione, il soffio vitale,
la forza e la raffinatezza di una poesia che è l’espressione
più profonda della cultura senegalese, fortemente radicata
nella tradizione, ma al contempo aperta al confronto.
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Giovedì 10 luglio
2003 - Prima nazionale |
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Associazione Tubabu
La voce del Balafon
Con: Loredana Bugatti, Sara Facchinotti, Francesca
Sisti
Musicisti: Kassoum Diarra, Makan Dembele, Zourakie Dembele
L’Associazione
Culturale Tubabu ospita in Italia alcuni Griots
di Bobo Dioulasso, allestendo una “mostra-spettacolo”
che mette in scena gli strumenti tradizionali dell’area Sud-Ovest
del Burkina Faso, una mostra itinerante in cui il pubblico viene
accompagnato da un “attore-guida”,
in un percorso diviso in tre tappe.
Ogni tappa è contraddistinta da uno strumento protagonista,
che diventerà il filo conduttore degli avvenimenti. Il pubblico,
entrando, si immergerà nel suono dello strumento protagonista,
suonato dal vivo da uno dei musicisti burkinabé. L’attore
guida, al suono dello strumento, racconterà la storia della
sua genealogia che per tradizione ha sempre un’origine magica.
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Venerdì 11 luglio
- Prima assoluta - Sabato 12 luglio - Replica |
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ll Circo
di M'Baye Badiane
Regia: Daniela Giordano
Aiuto regia: Aissatou Sow
Con: Daniela Giordano, Paolo Musio, Sergio Pierattini, David
Sebasti
Scenografia: Roberto Morea
Costumi e maschere: Annalisa Recchioni
Musiche: Fabio Gionfrida
Luci: Giuseppe Falcone
Acconciature: Francesco Callori
Si ringrazia Bruna Calvaresi
Produzione: CRT scenaMadre
“Il Circo” è pubblicato
nella Collana “Scenica-testi” dalle
Edizioni Corsare di Perugia
www.edizionicorsare.it
Nell’intento
di contribuire alla promozione della scrittura drammaturgica in
Italia, CRT scenaMadre ha bandito per il 2003 la
I edizione del Premio scenaMadre di Drammaturgia,
dedicato alla valorizzazione di opere teatrali di autori
e autrici di origine africana, inedite e mai rappresentate,
scritte in italiano.
L’iniziativa ha riscosso grande entusiasmo e molti sono i
testi pervenuti. La giuria del premio 2002, composta da Luca Ronconi,
Raffaella Battaglini, Dino Villatico, Alvia Reale e Daniela Giordano,
ha deciso di premiare “Il Circo” di M’Baye Badiane
che sarà messo in scena a cura di CRT scenaMadre, in prima
assoluta, l’11 e 12 luglio
a Festad’Africa Festival, con la regia di
Daniela Giordano.
“Il Circo” è un’opera,
pensata e scritta in italiano.
Indaga il sentimento della nostalgia e dell’amore. L’occidente
è rappresentato da un circo senza più spettatori dominato
da parole che gestiscono e plasmano i sentimenti. Forse sogno. Forse
realtà. I quattro personaggi - Fran, Vivi, Chia e Rat - si
affrontano tra presente e passato con un linguaggio caratterizzato
da un’acida ironia, nella notte che deciderà del loro
destino.
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